presenta:
Mosca, Piazza Rossa, 8 Maggio 1955.
Sono passati dieci anni da quel tremendo conflitto mondiale che è stata la Grande Guerra Patriottica. Un conflitto duro, che l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è alla fine riuscita a vincere, sia pure a prezzo di enormi sacrifici e perdite. Nemmeno le tanto vantate armate del Terzo Reich hanno saputo resistere al coraggio, alla tenacia ed alla determinazione del popolo e dell’esercito sovietico, per non parlare del rigido inverno, che pure ha svolto una sua parte importante. Sono passati due anni dalla morte di Stalin, il Piccolo Padre, colui che, tenendo fede al suo nome, ha guidato con mano e volontà ferree la Rodina, la madrepatria, nella sua prova più dura. Pochi tra i presenti sanno di quali atrocità egli si sia saputo macchiare nei suoi 29 anni di potere pressoché assoluto ed almeno per ora perfino la morte ha contribuito a rafforzare il suo alone mitico.
Il piccolo Yuri Sergeievitch Stalyenko non pensa certo a questo: è stato portato da suo padre ad assistere alla prima e più imponente parata militare della sua vita Il bambino rimane affascinato da tutte quelle divise e dal portamento fiero dei soldati che gli sfilano davanti agli occhi. Ha sentito molte storie su quei soldati, storie che parlano di eroismo ed amor patrio, storie che non si stanca mai di ascoltare. Anche se é ancora molto piccolo, nella sua mente una decisione è presa irrevocabilmente: un giorno anche lui sarà un soldato, un ufficiale ed anche su di lui e sulle sue imprese narreranno delle storie. Il suo sguardo si ferma sul grande palco sovrastato dalle gigantografie di Lenin e Stalin e su cui si trovano i Capi del Partito e dello Stato, insieme a Generali ed Ammiragli con i petti ricolmi di medaglie. Si: un giorno sarà uno di loro, anche lui sarà su quel palco e saluterà la folla. È il suo destino, non può sbagliare.
Di
Fabio “i nomignoli li inventa l'altro” Volino & Carlo “ho finito i nomignoli" Monni
Una dacia appena fuori Mosca, Oggi.
Molte cose sono cambiate da quel lontano pomeriggio di maggio. L’U.R.S.S. si è dissolta, sacrificata dall’ambizione di stupidi politici, e nella moderna Russia, come nelle altre repubbliche che componevano la vecchia Unione, sono scomparsi ormai i ritratti di Lenin e Stalin e c’è chi vorrebbe cancellarne per sempre perfino il ricordo. Il bambino di 50 anni fa oggi è un vecchio soldato che ha quasi raggiunto tutti i suoi obiettivi: il Colonnello-Generale Yuri Sergeievitch Stalyenko è il Primo Vice Direttore del G.R.U., il numero due del famigerato servizio segreto militare, ma ciò non basta a soddisfare la sua ambizione. No, lui vuole molto di più ed è disposto a tutto pur di ottenerlo.
Omega Red gli ha procurato una
vecchia cassetta di ferro, custodita in una cassaforte dentro uno dei palazzi
del Cremlino. C’è voluto un po’ di tempo per forzarne le serrature, ma ora, con
impazienza, Stalyenko la apre per trovarvi…
“Dei documenti?” sbotta Omega Red “Mi hai fatto rischiare la vita per dei banali
documenti?”.
“Non fare lo stupido, lo sai bene che questi non sono semplici documenti” ribatte Stalyenko con un sogghigno “Questi rappresentano il mezzo che ci indicherà la via che conduce al più grande esperimento mai voluto dal compagno Stalin. Un esperimento che riguarda anche te, Arkady Gregorievitch”.
“Vuoi dire...”.
“Si! Voglio proprio dire quello che credi: in questi documenti si celano le risposte che da tempo cerchi. La cosa è di tuo interesse, compagno?”.
Stalyenko sorride, perché sa benissimo quale sarà la risposta.
Mosca, Quartier Generale della Guardia d’Inverno
Il suo nome è Guardiano d’Acciaio e dovrebbe essere per la Russia quello che
Capitan America è per gli Stati Uniti, dovrebbe, ma ultimamente non è più certo
di rappresentare un simbolo positivo per nessuno e forse nemmeno per sè stesso.
In parte questo è dovuto ai fantasmi, chiamiamoli così, della Guerra dei Mondi:
la sua partecipazione agli eventi che hanno portato allo sterminio dei Marziani
con la Bomba al Betatrone, un ordigno che fa impallidire la più potente bomba
termonucleare esistente, ancora lo segna nel profondo. Non è stata forse né decisiva, né determinante ed è
pur vero che i Marziani si apprestavano a cancellare la vita umana sulla Terra.
Ciò non toglie, però, che forse poteva esserci un’alternativa, ma né lui, né il
suo governo l’hanno cercata.
Ma questo genere di rimorsi e rimpianti non sono la
sola cosa che lo tormenta in questi giorni: ci sono i problemi del suo gruppo,
la Guardia d’Inverno, e quello che lui considera il suo fallimento come leader.
A colmare la misura c’è anche un fatto recente che in questo momento lo rende
irato, più che altro con sè stesso: come uno sciocco ha permesso di far
distrarre la sua attenzione dalla diversione rappresentata da Vibro, mentre
Omega Red trafugava dal Cremlino importanti documenti segreti, il cui contenuto
i suoi superiori non hanno voluto comunicargli, anzi, forse nemmeno loro ne sono
a conoscenza.[1]
E questa è solo l’ultima goccia in un vaso ormai colmo. La cosa più importante, per molti versi, è che il suo gruppo si sta sfaldando. Ma é davvero il suo gruppo? Lo é mai stato? Del resto non lo ha ancora guidato in nessuna missione. E c’é ancora un gruppo di cui preoccuparsi, visto che ognuno dei suoi componenti sembra non fidarsi più di lui ed avrebbe, per giunta, più che un ottimo motivo per abdicare dal ruolo di eroe? No, non deve permettersi questi pensieri disfattisti, riuscirà a trovare un modo per superare la crisi, deve crederci e deve trovare il modo di convincere i suoi riottosi compagni, perché purtroppo il mondo non si ferma per i problemi personali di pochi uomini e donne e ci sarà sempre un’emergenza a cui rispondere.
È pensando a questo che il Guardiano d’Acciaio si dirige verso la sala riunioni per un meeting convocato d’urgenza, per motivi che è curioso di scoprire.
Da qualche parte alla Periferia di Mosca.
Yelena Belova, colei che
vorrebbe essere chiamata Vedova Nera, sta riflettendo. Il dossier che Alexei
Mikhailovitch Vazhin, direttore del F.S.B.
[2],
le ha fatto leggere parlava chiaramente dei sospetti su alcune attività illegali
di Yuri Stalyenko, ma lei non é ancora disposta a credere a Vazhin ed ai
suoi uomini. Dopotutto l’F.S.B. ed il G.R.U .sono rivali da sempre e se si trattasse
solo di un elaborato piano per discreditarne i vertici? Una specie di partita a
scacchi politica di cui lei è solo una più o meno inconsapevole pedina?
Se al
posto di Vazhin ci fosse Stalyenko lei avrebbe pochi dubbi sul fatto che sarebbe
capace di una strategia simile. È un uomo avvezzo all’intrigo, anzi vi si trova
molto a suo agio, un giocatore freddo e senza scrupoli. Yelena non l’ammetterebbe
mai con Vazhin, ma da tempo sospetta che Stalyenko persegua obiettivi non del
tutto in linea con quelli ufficiali del Servizio a cui entrambi appartengono, ma
questo non ha mai interferito con le operazioni, a quanto ne sa, e nella Russia
moderna non è infrequente che anche i massimi dirigenti degli apparati statali
approfittino della loro posizione per scopi personali. Non solo nella Russia a
ben pensarci.
Questo potrebbe
anche essere perdonato e se così fosse non è detto che agirà contro di lui,
dopotutto Stalyenko ha contribuito a fare di lei la persona speciale che é oggi
e questo, almeno, lei glielo deve. Ma se davvero sta tramando qualcosa contro il
Governo, allora Yelena non solo vuole scoprire cosa sia: ma è pronta a fermarlo,
se necessario.
Le sue indagini non l’hanno portata molto più avanti di dove sono arrivati gli agenti di Vazhin, ma c’è almeno un’altra cosa che lei può fare e c’è una persona che potrebbe aiutarla a fare chiarezza in tutta questa storia. Anche se la cosa le dà molto fastidio, farà quel che deve essere fatto.
Chelsea, Londra, Regno Unito.
Clive Reston è uno dei migliori agenti del Secret Intelligence Service
britannico, noto anche come MI6, e non dovrebbe farsi facilmente sorprendere,
eppure deve ammettere che la voce che ode quando risponde al telefono appartiene
a qualcuno che non si sarebbe aspettato di risentire così presto.
“Yelena, sei davvero tu?” esclama “Com’è che si dice? 'Dalla Russia con amore', giusto? È sempre un piacere sentirti, tesoro. Non ti chiedo come tu abbia fatto ad avere questo numero, tanto lo so che non me lo diresti. Però sei stata fortunata a trovarmi, ero appena venuto a prendere un po’ di cose prima di trasferirmi... altrove.”[3]
“Ti avrei cercato al cellulare” replica tranquilla Yelena.
“Già, lo immagino. Sei su una linea sicura?”.
“Mi prendi per una novellina, Reston?” ribatte, piccata, la ragazza.
“Accidenti, mio padre mi aveva avvertito che voi bellezze russe siete molto permalose. Richiamami tra un minuto”.
Clive riattacca. Yelena fissa il telefono come se fosse indecisa se farlo a pezzi o dar retta a Clive. Esattamente sessanta secondi dopo richiama lo stesso numero. La accoglie una serie di interferenze e scatti, poi, poco dopo, la voce di Reston:“Dunque, dove eravamo rimasti? Ah sì. Come mai mi hai chiamato, mia piccola bellezza slava? Dimmi che è perché hai nostalgia delle nostre notti insieme”.
“Non sai essere serio, Clive?”.
“La vita è troppo breve per essere presa troppo seriamente, Yelena, e tu sei ancora abbastanza giovane per impararlo finché sei in tempo. Ora dimmi cosa posso fare per te”.
“Si tratta del mio capo, il Generale Stalyenko” ammette Yelena con riluttanza, poi si decide e racconta a Clive della sua indagine, evitando di citare troppi particolare del dossier di Vazhin, in fondo Clive Reston è pur sempre un agente di una potenza straniera.
“Beh, mia cara…” comincia a dire Clive “… normalmente non dovrei parlarti di cose così confidenziali, ma tu sei, se vogliamo dirla così, una ragazza in gamba e non ti meriti di essere presa per il naso da uno come il vecchio Yuri. Noi lo stiamo tenendo d’occhio da un po' e di cose sospette sul suo conto. Te ne potrei raccontare parecchie, per esempio il fatto che negli ultimi mesi si sia recato spesso, e di nascosto, sempre nello stesso luogo: in una piccola zona della Siberia occidentale”.
“Come… fate voi inglesi a saperlo, quando noi russi non siamo riusciti a scoprirlo?”.
Yelena sente la risatina sommessa all’altro capo della linea e non può fare a meno di sentirsi irritata.
“Non lo sai? Abbiamo i Servizi di Informazione migliori del mondo… ed i più discreti, anche. Quando veniamo a sapere quel che c’interessa, non lo facciamo sapere in giro, se non vogliamo che si sappia”.
“Non siete sempre così efficienti, però…” ribatte Yelena “… o avreste evitato certi problemi recenti”.
La voce di Clive si fa improvvisamente più dura, mentre replica:“Queste non sono cose su cui scherzare, tesoro”.
“Lo so, scusami, non avrei dovuto dirlo”.
“Non importa. Immagino che ti interessino le esatte coordinate del posto che ti ho detto”.
“Si, puoi darmele?”.
“Non le ho con me, ti richiamo io quando le avrò”.
“Io… devo ringraziarti”.
“Lascia perdere. Ne riparleremo quando ci rivedremo, va bene?”.
“Certo, se mai verrai in Russia…”.
“O tu in Gran Bretagna. Beh, a presto Vedova”.
Yelena fissa il telefono muto. Le è seccato chiedere aiuto ad un esterno e per giunta ad un agente straniero, ma se servirà ad ottenere le risposte che cerca ne sarà valsa la pena. Quel Clive non le ha neanche chiesto il suo numero, evidentemente ritiene di saperlo e quasi certamente ha ragione. Che sfrontato, eppure ha delle qualità che… basta, meglio concentrarsi sul lavoro adesso.
Passa un’ora prima che Clive richiami, ma ha l’informazione che lei voleva.
New York City, Stati Uniti d’America.
.
Per l’uomo chiamato Maverick non è stato affatto difficile intrufolarsi
nell’appartamento di Elena Ivanova a Manhattan, il suo ultimo domicilio
conosciuto, come direbbero i poliziotti. Un giochetto da ragazzi per uno con le
sue abilità ed il suo addestramento. Vuoto, ma questo lo sapeva già: Elena è
scomparsa da un po' e lui è qui per cercare indizi che gli consentano di
ritrovarla. Per sua fortuna la ragazza ha già pagato sei mesi d’affitto
anticipati e così nessuno ha occupato l’appartamento in sua assenza. Ora non
resta che frugarlo da cima a fondo sperando che salti fuori qualcosa, qualunque
cosa, che consenta di capire dove possa essere finita. Elena é russa, ma durante
il suo ultimo soggiorno qui si era innamorata degli Stati Uniti e di New York
in particolare (perché poi lui non è certo di capirlo). Anche dopo la rottura dei
rapporti con Maverick, aveva comunque deciso di restare qui. Finché non è
successo qualcosa e David North è qui per scoprire cosa. Glielo deve a quella
donna: dopotutto ha un debito di riconoscenza verso di lei e lui non è tipo da
dimenticare certe cose… non più, almeno.
Ma cosa è realmente successo?
Elena ha lasciato New York volontariamente o qualcuno l’ha rapita? Maverick
ispeziona meticolosamente tutta la casa non trascurando neanche il più piccolo
angolino. Alla fine la sua pazienza viene premiata: si accorge che il cassetto
di uno scrittoio non si chiude bene ed insospettito lo toglie. Quindi, scivolata
oltre il bordo del cassetto stesso trova una lettera, molto sgualcita e
spiegazzata, ma leggibile. Per sua fortuna Maverick sa leggere il russo, perché,
molto poco sorprendentemente, in fondo, è in questa lingua che è scritta la
lettera. Quando capisce chi l'ha scritta, Maverick non trattiene un moto di
sorpresa: Marko Ivanov. Alias Epsilon Red, il padre di Elena. Maverick non si
ferma a considerazioni tipo che Epsilon Red dovrebbe essere nello spazio, è nel giro dei supertizi da abbastanza tempo da non stupirsi di
eventuali ritorni apparentemente imprevedibili. Lui è un maestro in cose del
genere. Maverick allontana queste considerazioni e torna a leggere attentamente
la lettera.
In essa Epsilon Red domanda scusa a sua figlia per essersi tenuto
lontano da lei per tutti questi
anni, ma non aveva altra scelta per motivi troppo lunghi da spiegare. Ora,
però, possono finalmente riunirsi. Per dimostrare che é davvero lui, Epsilon
Red snocciola alcuni dati personali, che solo lui e sua figlia dovrebbero poter
conoscere.
Maverick cessa la lettura e si ferma a considerare le opzioni. Non ce ne sono
poi molte: 1) Epsilon Red ha davvero scritto questa lettera; 2) Qualcuno ha
usato quest'ancora emotiva su Elena per attirarla in una trappola e lei, spinta
dall’entusiasmo, non ha considerato che andava a cacciarsi in un guaio. Maverick
ha esperienza di inganni, ci ha vissuto in mezzo per troppo tempo e teme che
questa seconda opzione sia la più probabile, anche se è strano che, visti i suoi
poteri psi, Elena sia caduta in qualche tranello. Quale che sia la verità,
comunque, c’è qualcosa di strano dietro la ricomparsa di Epsilon Red, ma
queste sono considerazioni per un altro momento. Ora almeno Maverick sa dove
continuare la sua caccia: nel luogo d’incontro descritto nella lettera dal
presunto Epsilon Red, un piccolo paesino che si trova praticamente sul confine
tra la Russia e la Finlandia. È il momento di mettersi in viaggio.
Mosca, Quartier Generale della Guardia d’Inverno.
Nella sala delle riunioni sono presenti tutti i membri attivi della Guardia
d’Inverno. Mancano solo Powersurge e Tigre Siberiana. Il primo è sempre in una
speciale stanza di contenimento a prova, almeno si spera, di radiazioni; il
secondo, invece, sempre in stato animalesco è al momento confinato in un
alloggio speciale (un delicato eufemismo per non chiamarlo gabbia, forse?). In un
angolo sta seduto Dimitri Bukharin, in abiti civili.
Tra i presenti, oltre Katrina Bulikova, il funzionario governativo che fa da tramite tra il gruppo ed
il Cremlino, c’è la figura, familiare per molti di loro, di Alexei Mikhailovitch
Vazhin, direttore del F.S.B. il quale non perde tempo in convenevoli:“Molti anni fa, poco dopo la
fine della Grande Guerra Patriottica, fu deciso un esperimento segretissimo che
aveva un solo ed unico scopo: dotare l’Unione Sovietica di una cosiddetta 'arma
definitiva'. Fu uno degli ultimi atti autorizzati da Stalin prima della sua morte
nel 1953, ma non ne vide mai il compimento”.
“Proprio come la campagna contro i medici ebrei” fa notare Ursa Major.
“Che tipo di arma?” chiede poi Vanguard.
“Anche se volessi darvi una risposta, non potrei” risponde Vazhin “Quando, nel 1962, per ragioni ignote, l’esperimento fu abbandonato, tutta la documentazione fu distrutta… ad eccezione di una singola copia degli incartamenti, i quali furono divisi in vari contenitori di cui i soli autorizzati a prendere visione, oltre a Stalin ed ai suoi primi successori, erano gli altri membri del Politburo del Partito Comunista, che erano a vario titolo anche membri del Governo, ed i capi dei servizi segreti. Dopo la morte degli originali detentori del segreto, si sono perse le tracce delle cassette dei documenti. Attualmente i soli autorizzati a prenderne visione sono il Presidente ed il Primo Ministro, ma a quanto ne so nessuno l’ha mai fatto da quando le cassette sono state sigillate”.
“Che vuol dire che se ne sono perse le tracce?” chiede il Guardiano d’Acciaio “Com’è possibile una cosa simile?”.
“Sai, c'è stato un colpo di stato ed una tremenda crisi economica nel mezzo, sono cose che possono un po' destabilizzare. E poi conosci la burocrazia, Guardiano, non dovrebbe stupirti che, col passare del tempo e con la morte degli originali detentori del segreto, non siano rimaste tracce al riguardo. Anche se ovviamente per chi ne avesse interesse e fosse sufficientemente determinato a farlo, non sarebbe stato impossibile districarsi nelle maglie burocratiche e riuscire a rintracciarle”.
“E naturalmente ora sta per dirci che qualcuno l’ha fatto” interviene Fantasma.
“Esattamente. Non starò a dirvi come siano nati i primi sospetti su questa persona, vi basti sapere che è accaduto quasi per caso. Il mio servizio ha scoperto che questa persona si stava interessando al materiale perduto e quando mi è stato riferito ho capito quali potevano essere i suoi piani”.
“Un momento!” lo interrompe il Guardiano d’Acciaio “Hai detto che i capi dei servizi segreti erano tra coloro che erano informati del segreto, vuol dire che tu…“.
“No. Quando sono diventato direttore del F.S.B. quello che ho trovato è stato solo una cassetta con una serie di documenti che parlavano della storia del progetto senza mai nominare cosa fosse realmente. Da quanto ho capito, l’esatta descrizione del progetto era in un’altra serie di documenti custoditi nella sede del G.R.U.[4] e la sua esatta ubicazione nei documenti custoditi al Cremlino a disposizione del Presidente e del Primo Ministro. Tutto quello che sono riuscito ad appurare è che il suddetto luogo si troverebbe nelle viscere di una montagna nella Siberia Occidentale”.
“Un momento” interviene Vanguard “Se ho capito bene tu ci stai dicendo che quest’uomo di cui parli ora non solo ha la cassetta con l’ubicazione dell’arma, ma anche tutto il resto della documentazione? Ma come poteva riuscirci? Di certo non può essere Omega Red, non avrebbe mai nemmeno potuto conoscere il segreto se non l’avesse indirizzato qualcuno, ma chi? Il Direttore del S.V.R.[5] o quello del G.R.U avrebbero potuto. Ma è possibile? Rischierebbero così tanto per… No, come ho fatto a non pensarci? C’è uno che lo farebbe, ma certo: il Generale Stalyenko”.
Vazhin si lascia scappare un sorriso. “Bravo, Vanguard, è proprio lui” conferma.
“Mi sembra incredibile” commenta Fantasma “Stalyenko ha già una forte posizione di potere, perché mai dovrebbe mettere a repentaglio tutto quello che ha per… cosa?”.
“C’era lui dietro quella faccenda degli Inumani, vero?” interviene Ursa Major “Ho sentito delle chiacchiere al riguardo. È così che ha perso il braccio, giusto? L’ho conosciuto quando ero nell’esercito: è un uomo molto ambizioso e determinato, non mi sono mai fidato di lui”.
“E tu cosa hai da dire, Guardiano?” chiede Vazhin.
“Pochissimo, rispetto a quanto hai detto tu, Alexei Mikhailovitch” risponde pacato il Guardiano d’Acciaio “Mi chiedi se credo che Stalyenko sarebbe capace di ciò di cui lo accusi? La mia risposta è: sì. Per come lo conosco e per quello che ho sentito raccontare di lui, direi proprio di sì. Tu ovviamente sei qui per chiederci di fermarlo”.
“Ovviamente” conferma Vazhin “Potreste chiedermi: perché noi? Che motivo c’è di usare un gruppo di superumani per bloccare un anziano generale senza un braccio? Potrei dirvi che c’è di mezzo Omega Red, ma sarebbe solo una verità parziale… ed a questo punto, voi meritate di più. Quello che non vi ho ancora detto è che abbiamo delle prove certe che riconducono Stalyenko al Progetto Remont.”.
“Il Progetto Remont?” esclama Vanguard “Quei pazzi che vorrebbero il restauro dell’Unione Sovietica ed il ritorno alla dittatura? Credevo che fosse stato quasi del tutto sgominato”.
“Quasi è la parola esatta. Non solo ci mancavano i nomi di alcuni suoi capi, ma sono ancora liberi i suoi affiliati superumani più pericolosi: i Bogatyri”.
“Stalyenko è uno dei capi del Remont…” commenta il Guardiano d’Acciaio “… e se lui e Volkh, il capo dei Bogatyri, che è uno scienziato, mettono le mani sulla superarma di Stalin…”.
Non termina la frase ed è Vazhin a dire:“Proprio così, deve essere fermato prima che ci riesca. Già adesso potrebbe essere troppo tardi”.
“Io… non so” dice Fantasma “Perché dovrei partecipare ad un’azione simile? Guardate cosa mi è successo l’ultima volta: imprigionata per settimane ed ora ridotta ad un vero Fantasma vivente”.
“E che dovrei dire io?” interviene Ursa Major “L’ultima missione con la Guardia d’Inverno mi è costata la mia umanità”.
<La logica non mi fornisce alcun motivo per partecipare a questa azione.> aggiunge Vostok.
Il Guardiano d’Acciaio guarda i suoi compagni uno alla volta, poi si decide a parlare:“Non cercherò di convincervi ad agire: so bene che ognuno di voi ha dei buoni motivi per rifiutarsi di farlo. Le vostre ferite sono sotto i miei occhi ed io porto sulle mie spalle il peso del fallimento. Ma ora questo non ha importanza: se quanto ci è stato detto è vero, ed io credo che lo sia, la Rodina corre un grave pericolo. Tutte le conquiste degli ultimi anni, le speranze del nostro popolo, potrebbero essere spazzate via per colpa dell’ambizione di un solo uomo. A che servono i nostri costumi ed i poteri se non vengono usati quando ce n’è davvero bisogno per proteggere gli innocenti? I nostri problemi personali sono importanti, certo, ma prima o poi arriva un momento in cui bisogna fare una scelta ed io l’ho fatta: dovessi andarci da solo, io partirò per la Siberia, troverò Stalyenko e lo fermerò a qualunque costo o, se è così che dovrà finire, morirò provandoci”.
Il Guardiano tace ed i suoi compagni lo guardano anch’essi in silenzio, poi è Vanguard a parlare per primo:“Non sarai solo, Guardiano, io sarò con te”.
“E di certo non sarà Perun a sottrarsi di fronte alla prospettiva di una bella battaglia, amico mio” aggiunge il dio slavo del tuono.
“Il vecchio regime mi avrebbe ucciso o sfruttato” è il commento di Ursa Major “Se davvero Stalyenko vuole restaurarlo, non intendo permetterglielo”.
“Sì, la penso anch’io così.” dice Fantasma.
<Devo riconsiderare la mia precedente affermazione.> interviene Vostok <Un’arma come quella descritta, se capitasse nelle mani di un uomo come il Generale Stalyenko, sarebbe troppo pericolosa anche per la sopravvivenza di questa unità. Vi aiuterò a fermarlo>.
Il Guardiano d’Acciaio sorride: questo è il suo gruppo ed ha ancora qualcosa da dire al mondo. Manca solo una cosa. Il Guardiano si rivolge all’unico rimasto in silenzio:“Dimitri…”.
“Mi dispiace…” risponde Dimitri Bukharin “... ma non ho cambiato la mia decisione: non ho intenzione di rimettermi un’armatura, non dopo quello che ho passato. E poiché non vi servo a nulla, vi presento le mie dimissioni dal gruppo”.
E senza aggiungere altro, Dimitri esce dalla sala.
Vanguard si muove per fermarlo, ma il Guardiano gli pone una mano sulla spalla e dice:“Lascialo andare. È una sua decisione ed ha buoni motivi per averla presa. Noi possiamo solo rispettarla. Ed ora, compagni sbrighiamoci, dopotutto abbiamo un mondo da salvare”.
NOTE DEGLI AUTORI
Che dirvi? È stato un episodio interlocutorio, del tutto privo di azione, ma ci rifaremo nel prossimo episodio.
Ed ora un minimo di note, per così dire, “storiche”
1) La Grande Guerra Patriottica altro non è che la Seconda Guerra Mondiale, così come la chiamarono e continuano a chiamarla i russi.
2) Il Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica era l’organismo direttivo collegiale del Partito e, di conseguenza, dello Stato. Dapprima di formazione variabile, in seguito si è attestato in 13 membri effettivi ed un certo numero di membri candidati senza diritto di voto. Era un organismo che si autoreplicava, ovvero: quando uno dei suoi membri veniva a mancare, i rimanenti sceglievano tra i candidati il nuovo membro effettivo. Ai tempi di Stalin era poco più di un organismo consultivo senza alcun effettivo potere. Dopo la morte di quest’ultimo, il suo potere si è allargato, ma è stato spesso dominato dal Segretario Generale. Che lo presiedeva, del resto.
3) Il vecchio K.G.B. sovietico ed i suoi successori russi, l’S.V.R. e l’F.S.B. sono sempre stati acerrimi rivali del G.R.U., il servizio segreto militare. Questo spiega perché Yelena Belova non si fidi troppo di Vazhin.
4) Di Epsilon Red e dei Bogatyri torneremo presto a parlare.
Nel prossimo episodio: una corsa contro il tempo per la Guardia d’Inverno mentre il Generale Stalyenko è sempre più vicino al suo obiettivo finale.
Carlo & Fabio
[1] Per maggiori dettagli, vedi l’ultimo episodio.
[2] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti, ovvero il Servizio di Sicurezza Federale.
[3] Perché? Questo lo saprete leggendo Marvel Knights dal #42 in poi.
[4] Glavnoye Razvedovatel'noye Upravlenie, Direzione Principale Informazioni, il Servizio Segreto delle Forze Armate Russe.
[5] Sluzhba Vneshney Razvedki, ovvero: Servizio informazioni Estere.